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In mezzo secolo di proporziale puro, abbiamo risolto il problema?

Il PdL, negli ultimi giorni, ci sta annunciando che il metodo delle liste bloccate alle Europee 2009 è prassi fra i Paesi UE grandi e medi, e quindi dobbiamo averlo pure noi (non capisco perché, ma tralasciamo). Ebbene, il PdL ha ragione. Ma con molti ma. Se vogliamo prendere ad esempio gli altri Paesi, prendiamoli fino in fondo e non come piace a Bocchino e Cicchitto. Per questo ho deciso di dare uno sguardo ai sistemi elettorali usati alle elezioni europee del 2004.

Allora cominciamo a supporre quali sono questi Paesi grandi e medi. In questa lista assumerò che siano medi/grandi tutti i Paesi che eleggono più di 29 parlamentari europei (che è la media dei parlamentari per nazione - 785/27; il dato coincide con la popolazione media e con il grado d’influenza).1 Dunque, nell’ordine: Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna, Polonia, Romania.

Di questi sette, la Romania non ha votato nel 2004, quindi non posso prenderla in considerazione. Dei rimanenti sei, solo l’Italia ha usato le preferenze. Ne rimangono cinque.

Cominciamo dalla Germania: Liste bloccate con sbarramento al 5%. I seggi vengono assegnati a livello nazionale, e

soprattutto il metodo di calcolo è l’Hare-Niemeyer, che favorisce i partiti più piccoli rispetto al metodo d’Hondt o dei più alti resti (che se non ricordo male, viene usato da noi2 );

Spagna: Liste bloccate senza sbarramento, metodo d’Hondt;

Polonia: Liste bloccate con sbarramento al 5%, metodo Hare-Niemeyer.

Insomma, o non c’è lo sbarramento oppure c’è ma con dei correttivi per favorire i partiti minori che comunque superano lo sbarramento. La situazione non cambia negli altri Paesi che utilizzano le liste bloccate. O non c’è lo sbarramento, o è al 3% o ha dei correttivi per favorire le minoranze che superano il 5% (salvo un paio di eccezioni, se non sbaglio, ma si tratta di Paesi “non medi”). Va anche detto che altrove il quadro politico non è frammentato come da noi, e che mentre altrove i partiti si sono uniti in modo naturale in grandi formazioni che superano “naturalmente” anche il 40%, da noi è stata necessaria una legge elettorale che ha cancellato vari partiti “storici” grazie a sbarramenti assurdi.

Quindi per quanto mi riguarda non ha senso per noi copiare gli altri.

Comunque, in conclusione, è vero che negli altri Paesi “simili a noi” ci sono le liste bloccate, ma in quegli stessi Paesi ci sono correttivi che evitano un’eccessiva concentrazione. Quel che il PdL vuole fare, invece, è proseguire nell’opera di cancellazione dei partiti minori, non solo quelli che già non sono in Parlamento, ma anche per quelli che ci sono (ed è normale pensare all’IdV di Di Pietro, che in base alle ultime elezioni è al 4%, che farebbe compagnia all’Mpa fra i partiti
che finirebbero fuori dal Parlamento Europeo, ma che sono dentro il Parlamento italiano). Dopo i comunisti, insomma, l’obiettivo di Berlusconi è far fuori “l’orrore Di Pietro”. Diciamolo chiaro e tondo.

Anzi, l’obiettivo di Berlusconi, come avevo detto mesi fa, è anche quello di non far prevalere AN nei rapporti di forza.

Se si tenessero le preferenze, AN, grazie al maggiore radicamento sul territorio, riuscirebbe a fare un risultato migliore e

Forza Italia ne uscirebbe indebolita. È in quel senso che va vista la minaccia lanciata oggi: «o nuova legge o preferenze».

Voi chiederete: e che minaccia è? Facile: anche il PD è bello e spaccato, e le preferenze potrebbero favorire i dalemiani sui veltroniani. Non solo: i partiti che verrebbero eliminati dal nuovo sbarramento stanno prevalentemente a sinistra, quindi toglierebbe voti al PD. Berlusconi, insomma, ha minacciato Veltroni, ricordandogli che è meglio anche per lui.

Ma in realtà è a Berlusconi che serve la nuova legge, soprattutto dal lato preferenze (che gli frega, in effetti, dello sbarramento?).

Infine va ricordata una cosa: anche se alle Europee si hanno liste bloccate, gli altri Paesi consentono ancora la scelta del candidato al cittadino durante le altre elezioni (solitamente, collegi uninominali). In Italia, invece, questo non succede.

Ribadisco: se vogliamo prendere a esempio gli altri Paesi prendiamoli pure, ma non solo per quello che piace a noi, ma anche per tutto il resto.

Per fortuna l’Europa obbliga ad usare il proporzionale puro, altrimenti ci saremmo trovati anche un premio di maggioranza. E allora il “Porcellum II - la vendetta di Calderoli” sarebbe servito.


Il Trattato di Lisbona, se dovesse entrare in vigore, prevede un numero inferiore di parlamentari, ma le cose non dovrebbero cambiare molto; in ogni caso, se dovesse succedere, ripubblicherò questo post, ovviamente aggiornato, nel gennaio 2009, quando presumo se ne saprà di più. [..] nel 2007 si tentò di introdurre il metodo Hare-Niemeyer anche in Italia, ma credo che non se ne sia fatto niente; questo metodo, si legge nel testo linkato, «è tra le più proporzionali esistenti giacché interviene dopo l’applicazione della soglia» [..]

Regno Unito: Liste bloccate senza sbarramento, metodo d’Hondt.

Francia: Liste bloccate con sbarramento al 5% a livello regionale, metodo d’Hondt


Personalmente ritengo che qualsiasi sbarramento è meglio di quello che abbiamo visto in 50 anni di "...democrazia.." col proporzionale puro.
Rispettoso del punto di vista altrui ed anche considerando che c'è un correttivo che metterebbe tutti d'accordo, adotterei il metodo D'Hont.
Certo il ricordo delle liquidazioni percepite dai partiti eliminati alle ultime elezioni politiche è ancora troppo recente , il dubbio che ci sia solo una questione d'interesse personale è più che legittimo.

A monte di tutto c'è sempre il problema di non poter votare il nome del candidato per le politiche.

Metodo D'Hondt

Non diciamolo sottovoce

COME SI CAMBIA - Fino al giorno prima era il paladino della contro informazione, eroe dei disubbidienti, degli anti-berlusconi, dei “Vaff-People“, di tutti quelli convinti di essere impegnati a realizzare la rivoluzione che porterà giustizia sociale, moralità politica, mercato equo-solidale e potere al popolo degli oppressi. Ma da quel momento le cose sono cambiate: “Marco Travaglio, un altro filo-sionista che si schiera” (Comunità Comuniste su Indymedia); “…di tradimento si tratta, senza ombra di dubbio, e cioè tradimento della propria coscienza, delle proprie facoltà intellettive, e del proprio mestiere… I traditori nostrani abbondano, particolarmente nelle fila dell’ala ‘progressista’. Marco Travaglio guida oggi il drappello, che vede:

Furio Colombo,Gad Lerner, Umberto Eco, Adriano Sofri, Gustavo Zagrebelsky, Walter Veltroni, Davide Bidussa…

Ciò che conta è il danno che costoro causano, che è, si badi bene, superiore a quello delle armi, delle torture, delle pulizie etniche, del terrorismo.

Molto superiore...” (Paolo Barnard su Comedonchisciotte) e così via, con i due articoli di Comunità Comuniste e di Barnard spalmati letteralmente per tutta la galassia dei siti della cosiddetta contro-informazione o informazione alternativa.

Da eroe a traditore: così il popolo “impegnato” etichetta chi esprime opinioni fuori dal suo coro.

La voce rimbalza tra i siti della cosiddetta “informazione alternativa“: Marco Travaglio ha tradito. L’accusa si basa su un commento con il quale il noto giornalista e scrittore ha risposto a un lettore che gli scriveva sulla questione dell’intervento militare israeliano a Gaza:

“Israele non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo un’organizzazione terroristica come Hamas


che, essa sì, attacca civili israeliani (di origine ebraica e palestinese, cittadini di uno Stato discutibile finchè si vuole, ma democratico). Da tre anni, dopo il ritiro di tutti i soldati israeliani dalla Striscia, quel che accade a Gaza non è più responsabilità di Israele, ma del governo di Hamas, che anzichè lavorare a costruire lo Stato palestinese, s’è occupato di distruggere quello di Israele. L’ultima volta l’ha fatto un mese fa violando unilateralmente la tregua a suo tempo firmata e riprendendo il lancio di missili su centri abitati e uccidendo civili, anche bambini. Di qui la reazione di Israele“. Tanto basta a condannare Travaglio senza appello.


TUTTO PER UNA MAIL - Eppure, il commento di Travaglio non era una dichiarazione pubblica, ma una semplice mail. Un certo Ciro, fan di Grillo che scrive da un “meetup” dell’Aquila, aveva inviato a Travaglio una mail in cui stigmatizzava un intervento pubblico del giornalista contro il defunto Bettino Craxi: “…la stimo molto per il suo coraggio di attaccare i potenti corrotti, le devo dire che non condivido affatto la sua posizione pro Israele. Nell’ultimo passaparola dedicato a Craxi lei ha definito giustamente i terroristi palestinesi del sequestro dell’Achille Lauro degli assassini ma non ha recriminato nulla alla storia criminale e terrorista di Israele…“. Ora, la lettera di Ciro è delle 16:07 dell’ 8 gennaio. La risposta di Travaglio è delle 17:15 dello stesso giorno. Lo scambio di corrispondenza, peraltro, è stato “girato” attraverso la redazione del sito Chiarelettere. Travaglio ha risposto, in pratica, nel giro di mezz’ora. E lo ha fatto a una lettera che lo accusava di non aver citato il “terrorismo di Israele” in un contesto nel quale si parlava di tutt’altro, ossia del ruolo di Craxi nella vicenda del sequestro dell’Achille Lauro. Le due cose sono del tutto scollegate ed è chiaro che il signor Ciro - nel metterle in relazione tra loro - sembra proprio voler giustificare l’episodio dell’assassinio di un povero paralitico ebreo avvenuto durante quel sequestro. Non c’è da meravigliarsi che Travaglio sia stato brusco e netto nella risposta. Per di più, la sua è una risposta privata. Pubblicare il contenuto di una mail privata non è un bel gesto: non risulta che il sig. Ciro abbia chiesto a Travaglio il permesso di pubblicare la mail, né risulta che qualcuno si sia chiesto se la lettera fosse autentica e provenisse effettivamente da Travaglio. Talvolta chi ha un grosso traffico di mail ne delega la gestione a qualche collaboratore. Più di tutto, in una mail privata, così come in una conversazione privata, capita di parlare senza pesare troppo le parole: magari a Bertinotti sarà capitato di dire che anche se aboliscono la proprietà privata, lui si terrà il suo guardaroba… Invece, sembra che l’intero Web “alternativo” non aspettasse altro per saltare addosso a Travaglio, ed il motivo è semplice: in passato Travaglio aveva già espresso le sue simpatie per Israele, sin da tempi “non sospetti” e nonostante lo avesse fatto in modo critico e ragionato, tanto bastava per preparare le asce da utilizzare alla prima occasione. E l’occasione è questa, mentre in TV scorrono le immagini di morte e distruzione provenienti da Gaza.

TUTTO O NIENTE - Non c’è niente di male a criticare la posizione di Travaglio o a dissentire dalla sua opinione.
Marco Travaglio non è mica un vate infallibile, è un giornalista come altri, con le sue opinioni e le sue convinzioni. E’ del tutto normale che su qualcosa si sia d’accordo, su qualcos’altro no.
Che bisogno c’è di dargli del “traditore” e del “sionista“, solo perché non si condivide la sua posizione sull’argomento? L’aspetto più sconcertante della vicenda sta proprio in questo atteggiamento, nella pretesa e nella presunzione che una persona debba essere necessariamente del tutto conforme al proprio pensiero, altrimenti è un nemico, un traditore, un sionista. E si badi bene:
Travaglio di errori ne fa e qualcuno è anche abbastanza maligno da avergli procurato un po’ di noie in Tribunale.
Ma questi errori sono perdonati dal popolo “alternativo“, anzi, sono giustificati, sono approvati: favoriscono “la causa“. Se però Travaglio sbaglia o peggio esprime un’opinione che non favorisce “la causa“, allora non va bene, non si può perdonare: è un nemico.
La faccenda ricorda più l’indottrinamento e l’esaltazione di un fondamentalista pronto a farsi saltare in aria in mezzo alla gente o di un regime assolutistico in cui ogni divergenza di opinione è spietatamente punita, piuttosto che gli ideali di giustizia sociale e indipendenza dell’informazione cui questi siti e questi autori dicono di ispirarsi. E’ difficile immaginare che questa gente, ove un domani riuscisse a conquistare il “potere“, possa consegnarci un mondo più libero e democratico di quello in cui viviamo!
C’è anche da chiedersi quanti giovani e quante persone, intrappolati da questa cultura assolutistica, siano costretti a nascondere le proprie divergenze di opinione rispetto al “verbo“, per non essere esclusi dal contesto sociale che frequentano. Magari c’è gente che tra una marcia pacifista e un evento equo-solidale avrebbe una gran voglia di lasciare la kefiah nell’armadio e addentare un cheeseburger dopo aver visto al cinema l’ultimo film di Bruce Willis… ma guai a farlo:sarebbe un nemico, un traditore della causa, un agente della CIA o un sionista assassino.

Intanto ci gustiamo le manifestazioni a Milano....
chi organizza queste manifestazioni, un gruppetto di arabi, non credo proprio.