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Pentiti che non si pentono, Brusca.


Il pentito non sempre si pente specialmente quando è un'assassino efferato. Abbiamo Brusca, pentito "eccellente", che nella sua bella cella di Rebibbia continuava ad ordire ed amministrare i beni di "famiglia" e ad esercitare il suo oscuro potere. Gli investigatori hanno perquisito anche l'abitazione civile dove hanno rinvenuto 200.000 euro in contanti più altra documentazione al vaglio della magistratura. Brusca sostiene che i danari sono frutto di risparmi di una vita. Il Brusca rischia:"l'esclusione dal programma di protezione". Avete capito bene, "rischia", cioè non è sicuro che verrà estromesso all'istante. Brusca si è solamente macchiato di circa 100 omicidi fra cui :
Giudice Falcone
Giudice Chinnici
Di Matteo Giuseppe, 12 anni, strangolato e sciolto nell'acido.

Gli organismi creati da Falcone con tanti sacrifici, la DIA per esempio, sono pensate per offendere e non certmamente per difendersi.
Capite bene che uno di questi pentiti che dice verità miste a menzogne rischia di diventare credibile e diventa un "cavallo di troia" e cioè penetra all'interno delle istituzioni dando informazioni che possono distruggere la fazione a lui avversa.
Tutto come nel libro di Enzo Russo "uomo di rispetto".
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788804405429/Uomo_di_rispetto/Enzo_Russo.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Brusca
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Il mio Segnalo

40 anni dalla scomparsa di De Mauro

Il caso
Mauro De Mauro, scomparso 1970, giornalista de L'Ora (PCI)
Morto un presidente, se ne fa un'altro!

Partecipanti in vita e deceduti:
Elda De Mauro, la moglie di Mauro intanto non si da pace. Mauro non ritorna a casa e a diciassette giorni dal suo rapimento ricorda un fatto lontano nel tempo, un particolare mai rivelato..... Il marito le aveva detto di avere scoperto che stava dietro l'omicidio di Mattei, diceva. "morto un presidente se ne fa un'altro"
Alle indagini si interessano tre investigatori, tutti uccisi tra il 1979 e il 1982: il capitano dei carabinieri Giuseppe Russo, il commissario della mobile Boris Giuliano e il comandante della legione dell'Arma Carlo Alberto dalla Chiesa. Le piste sono comunque divergenti. Secondo i carabinieri, De Mauro avrebbe scoperto un traffico di droga internazionale e per questo sarebbe stato eliminato dalla mafia. L'ipotesi viene sostenuta dal pentito Gaspare Mutolo, secondo cui De Mauro venne strangolato da killer di Stefano Bontate, il capo della "mafia perdente",

La polizia punta dritta alla "pista Mattei". Il cassetto della sua scrivania nella redazione dell'Ora di Palermo risulta forzato. Non si trovano più nastri magnetici, dal bloc-notes con gli appunti sono state strappate due pagine e mancano anche altri fogli più recenti che riguardano gli incontri avuti nella preparazione della sceneggiatura del film "Il caso Mattei" di Francesco Rosi. C'è un sospetto forte, un'ipotesi che non sarà mai approfondita. In quel nastro e in quei fogli potrebbe esserci la soluzione di due gialli: la morte di Enrico Mattei e la scomparsa di Mauro De Mauro

"Mauro mi disse che aveva per le mani un colpo straordinario, io sono stato testimone della sua vita eppure non c'è mai stato un poliziotto o un magistrato che abbia sentito il dovere di chiedermi qualcosa". E aveva aggiunto: "Pochi giorni prima di sparire avevo suggerito a Mauro di parlare con il procuratore Pietro Scaglione. Lui ci andò. Dopo pochi mesi uccisero anche Scaglione".

Guarrasi Vito,deceduto 1999, avvocato imprenditore
Oggi se a Palermo chiedi di Guarrasi ti rispondono, per l'appunto: "Cu è?". Originario di Alcamo, dove la sua famiglia possedeva i vigneti "Rapitalà", giovane aiutante del generale Giuseppe Castellano fu testimone dell'armistizio di Cassibile con gli anglo-americani. Nei decenni successivi, non c'è stato evento siciliano o nazionale, politico o economico, che non lo abbia visto, sempre a cavallo tra democristiani e comunisti, protagonista silente e tenebroso: dall'autonomia regionale al milazzismo, dall'assassinio di Enrico Mattei alla bancarotta di Michele Sindona, dal finto rapimento di Graziano Verzotto - veneto di Padova diventato viceré della Sicilia democristian-mafiosa come i veneti Silvio e Antonio Gava lo furono della Napoli democristian-camorrista - fino alla scomparsa di Mauro De Mauro. L'industria del sale, poi il petrolio, le esattorie delle imposte appaltate ai cugini Nino e Ignazio Salvo, le imprese irizzate o enizzate, la politica e gli affari furono, nel bene e più spesso nel male, il pane quotidiano dell'avvocato Guarrasi, che in Sicilia incarnò la "stanza di compensazione" dei poteri legali e illegali. Un Cuccia in salsa siciliana. Che non c'è più, come il cugino siculo-milanese di via Filodrammatici.

Graziano Verzotto, deceduto 2010, consigliere ente minerario siciliano senatore
Verzotto è legato a Mattei ma anche a De Mauro.
"Sì, Verzotto è l'uomo che incontra De Mauro e al quale fa tutta una serie di confidenze, fino all'ultimo incontro il 14 settembre due giorni prima della sua scomparsa, quando gli parla di una serie di cose, indicandogli Cefis come un possibile mandante del delitto Mattei. Verzotto, nella sua qualità di presidente dell'Ente minerario, è finanziatore di quell'agenzia che si chiama 'Roma informazioni' e che è collegata a 'Milano informazioni', che pubblicò il libro Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente, scritto da tale Giorgio Steimetz, misteriosamente ritirato dagli scaffali, da cui Pasolini aveva tratto spunti per il suo Petrolio. Quindi De Mauro aveva capito probabilmente una fetta di verità relativa a Mattei e proprio per questo, secondo noi, è stato fatto scomparire".


Nino Buttafuoco, deceduto, consulente tributarista
Profondo conoscitore della Palermo bene e male, assisteva da consulente la famiglia Hugony
(Vito Guarrasi nasce ad Alcamo il 22 aprile del 1914. È figlio di un benestante proprietario terriero di Alcamo (da cui erediterà i vigneti del Rapitalà) e di una Hugony, una famiglia di ricchi commercianti palermitani.)

Bruno Contrada,in vita, dal 2007 libero per motivi di salute, Commissario PS e Sisde successivamente, condannato a 10 anni per concorso esterno alla mafia.
Fu il capo di Boris Giuliano

Cesare Terranova, ucciso 1979, magistrato
Ha seguito le indagini su De Mauro dopo la morte di Scaglione

Pietro Scaglione,ucciso 1971, magistrato
Accolse la presunta denuncia di De Mauro, almeno a sentire un collega giornalista.
(...[….]. Improvvisamente non ho più visto nessuno. Ciò avvenne ai primi del mese di novembre 1970. Successivamente ebbi occasione di incontrare in Procura Boris Giuliano e siccome i nostri rapporti erano molto cordiali, gli chiesi come procedevano le indagini sulla Vicenda De Mauro e come mai, improvvisamente nessuno pareva più interessarsi a tali investigazioni. Giuliano manifestò il suo stupore per il fatto che non ero a conoscenza della circostanza che a Villa Boscogrande, un night club in località Cardillo, vi era stata una riunione alla quale avevano partecipato i vertici dei servizi segreti e i responsabili della polizia giudiziaria palermitana, In tale riunione fu impartito l’ordine di “annacquare "le indagini. Giuliano non mi precisò se a tale riunione era egli stesso presente, ma mi raccontò l’episodio come un fatto certo e di cui avrei dovuto essere a conoscenza. Giuliano mi precisò anche che era presente il direttore dei servizi segreti, facendomene anche il nome: oggi non sono più certo se si trattasse di Miceli o di Santovito. [….]. Prima dell’interruzione delle indagini, l’istruttoria era giunta a focalizzare delle responsabilità molto elevate e noi prevedevamo che quando avessimo assunto i provvedimenti opportuni sarebbe successo un finimondo. Noi con la polizia ritenevamo, infatti, con assoluta certezza, che De Mauro era stato eliminato perché aveva scoperto qualcosa di eccezionalmente rilevante sulla morte di Enrico Mattei. Ritenevamo inoltre che Buttafuoco non fosse altro che l’ultimo anello di una catena che faceva capo ad Amintore Fanfani e alla sua corrente


Costa Gaetano ,ucciso 1980, magistrato
Gaetano Costa, Procuratore Capo della Repubblica di Palermo, raccoglie la pesante eredità di fedelissimi servitori dello Stato : Boris Giuliano, Capo della Squadra Mobile di Palermo, e del Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.


Boris Giuliano, ucciso 1979, capo squadra mobile
Giuliano ebbe infatti ad occuparsi di droga, parallelamente a Dalla Chiesa, sebbene non in relazione al caso De Mauro, ed arrivò a scoprire il nascondiglio (vuoto) del latitante Leoluca Bagarella, in via Pecori Giraldi a Palermo, nel quale si trovava un ingente quantitativo di stupefacenti. Cercando di inseguirlo attraverso i flussi di denaro collegati al traffico, si imbatté in un libretto al portatore contenente qualche centinaio di milioni di lire, che apparteneva a Michele Sindona, il quale sotto falsa identità si trovava in quel periodo in Sicilia avendo inscenato un falso rapimento. Dopo essersi incontrato con Giorgio Ambrosoli, che stava per liquidare la banca di Sindona (e che fu anch'egli poi ucciso, solo una decina di giorni prima di lui), pare che Giuliano abbia cercato di organizzare un'apposita indagine sul banchiere.
http://www.socialismolibertario.it/giorgio_boris_giuliano.htm
«Mio marito era un uomo molto riservato e parlava poco delle indagini che conduceva però da alcune sue affermazioni colsi che avrebbe voluto interrogare sul caso De Mauro il senatore Verzotto ma che non glielo consentirono. Il politico fu poi sentito direttamente dal questore dell'epoca». Lo ha detto Ines Leotta, vedova dell'ex capo della mobile di Palermo Boris Giuliano, ucciso dalla mafia nel '79,


Russo Giuseppe, ucciso 1977,t.colonnello CC
(Tenente colonnello dei carabinieri, era tra gli uomini di fiducia di Carlo Alberto Dalla Chiesa ed era il comandante del Nucleo Investigativo di Palermo quando fu assassinato dalla mafia mentre si occupava del caso Mattei. Quando venne ucciso era a Ficuzza, frazione di Corleone, dove stava trascorrendo le vacanze, e stava passeggiando con l'insegnante Filippo Costa, pure lui ucciso insieme a Russo per non lasciare testimoni dell'omicidi


Eugenio Cefis, deceduto 2004, Presidente ENI, consigliere AGIP, imprenditore.
Si parla di un uomo potentissimo.

Secondo alcune voci della cultura italiana, Cefis avrebbe avuto tuttavia, nella morte di Enrico Mattei, un ruolo oscuro. 
Giorgio Steimetz (alias Corrado Ragozzino) lo descrisse come un nemico che tramava nell'ombra per ottenere la presidenza dell'ENI e neutralizzare la politica fortemente indipendente di Mattei: 
è la tesi espressa nel volume intitolato Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente, Agenzia Milano Informazioni, Milano 1972. 
Il libro di Steimetz fu subito ritirato dal mercato e da tutte le biblioteche italiane, sparendo completamente dalla circolazione. 
In questo senso, Cefis avrebbe agito come rappresentante di poteri che volevano ricondurre la politica energetica italiana in orbita atlantica, con un comportamento coerente con i dettami delle multinazionali angloamericane del petrolio.

Godette dell’appoggio di Amintore Fanfani e dei leader DC del Triveneto. In campo finanziario, seppe come ottenere la fiducia di Enrico Cuccia, il banchiere al vertice di Mediobanca. 

L’istituto di via Filodrammatici vantava dei crediti di difficile riscossione nei confronti della Montedison, il colosso chimico nato nel 1966 dalla fusione della Montecatini con l'ex azienda elettrica Edison.

Cefis trovò il modo di togliere le castagne dal fuoco a Cuccia. Iniziò segretamente a comprare azioni della Montedison con i soldi dell’Eni e i dovuti appoggi politici a Roma. 
Cominciò così la sua scalata al gigante chimico, che si concluse nel 1971, quando Cefis abbandonò l'Eni e divenne presidente della stessa Montedison. Questa mossa sollevò molte polemiche: egli infatti aveva utilizzato il denaro dell'Eni (cioè denaro pubblico) per diventare presidente di una società privata.

Appena qualche mese prima anche Tommaso Buscetta aveva indicato Bontate come il “mandante” siciliano dell’ attentato a Enrico Mattei. 
Spiegò don Masino: “Le Sette Sorelle chiesero un favore a Cosa Nostra americana per far fuori Mattei e Cosa Nostra americana si rivolse a Bontate… si pensò di non usare armi da fuoco che avrebbero potuto rivelare subito la matrice mafiosa del fatto…”
De Mauro fu rapito per ordine di Stefano Bontade che incaricò dell' operazione il suo vice Girolamo Teresi. La scomparsa di De Mauro non suscitò alcun commento all' interno di Cosa Nostra. Era stato "spento" un nostro nemico e si dette per scontato che il triumvirato che reggeva allora l' associazione in luogo della Commissione provinciale, formato da Stefano Bontade, Gaetano Badalamenti e Luciano Liggio, avesse autorizzato l' azione.
Enrico Mattei, Pier Paolo Pasolini, Mauro De Mauro. Cosa c’è dietro la morte del presidente dell’Eni nei cieli di Bascapè? E di chi era la mano che uccise il poeta all’Idroscalo di Ostia: fu veramente il 17enne Giuseppe Pelosi o, come da lui stesso dichiarato in una recente intervista, “lo uccisero in 5, gente intoccabile”? E ancora, cosa aveva scoperto il giornalista Mauro De Mauro a proposito della morte di Mattei, tanto da diventare un pericolo per chi ne ordinò il sequestro e la morte?
Citazione "
Sul giornale “La Repubblica” vengono pubblicate le dichiarazioni del pentito Francesco Di Carlo, ex padrino di Altofonte, ai magistrati: “De Mauro è stato ucciso perché sapeva del golpe. Lo seppellimmo alla foce dell’Oreto”. Tali dichiarazioni sono similari a quelle fatte qualche anno prima dal pentito Gaspare Mutolo, ma allora venne vagliato senza trovare riscontri.

Le piste:
la polizia seguiva la pista Mattei,
i carabinieri quella del traffico di stupefacenti,
altre ipotesi:
golpe Borghese, estrema destra,

gli esecutori:
in tutte le piste portano alla cosa nostra siciliana, anche per le testimonianze dei pentiti a partire da Buscetta ed anche perchè l'aereo partì da Catania.

i mandanti:
Questo è il punto dolente,

la moglie di  De Mauro (Rai-2 la storia siamo noi) riferisce quanto detto dal marito prima di essere sequestrato. "morto un presidente se ne fa un altro".

Tutti i nomi sono abbastanza noti a parte l'avv. Vito Guarrasi, il senatore Graziano Verzotto,  Eugenio Cefis e Nino Buttafuoco.

Eugenio Cefis lontano cugino di Enrico Cuccia.