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RAI il bilancio di un'ente che spreca i danari dei contribuenti

Il bilancio della RAI è di 283 pagine. Meritano un'attenta lettura. C'è scritto tutto e, allo stesso tempo, non c'è scritto nulla. Qualcosa però trapela. In primis una reputazione a prova di bomba dell'ente radiotelevisivo. Nella "Relazione sulla gestione" a pagina 6 è riportato che "L'indice sintetico di Corporate Reputation" si attesta su un valore pari a 6,7 punti su una scala di valutazione 1-10, un valore positivo e leggermente superiore alla media delle rilevazioni precedenti" (ndr: l'Italia è 70esima per la libertà di informazione). Si legge in seguito che "I ricavi ammontano a 2.625 milioni di euro riflettendo una riduzione di 199,3 milioni di euro interamente attribuibile a una caduta dei ricavi pubblicitari". L'analisi prosegue a pagina 8 "La RAI registra dunque nel 2012 una perdita di 245,7 milioni di euro. Per i predetti fenomeni, il risultato 2012 risulta in netto peggioramento rispetto al consuntivo dell'esercizio precedente che chiudeva con un utile di 39,3 milioni". Un bilancio soave come un sonetto del Petrarca. Ascoltate il suono delle parole "riflettendo una riduzione", "predetti fenomeni", è come dire che la RAI ha un buco mostruoso, ma lieve come una farfalla, dolce come il miele. Il lettore che si appassiona al bilancio (questo tipo di lettore esiste, i bilanci talvolta sono meglio dei romanzi di avventura) cercherà nel mattone che si trova davanti delle indicazioni sul futuro della RAI. Nell'indice rintraccerà "Area editoriale web" e avrà un moto di rassicurazione. Non tutto quindi è perduto. Al web è però dedicata una sola pagina, la 47. Lungimiranti. La descrizione delle prime tre reti RAI mette di buon umore. "Rai1 affronta una sfida difficile: consolidare la propria autorevolezza (?) come editore di Servizio Pubblico e intanto sperimentare nuovi prodotti e linguaggi". Ammirevole la sfida per l'autorevolezza. "Rai2 si presenta come il più digitale dei canali RAI. Un canale rivolto a un pubblico esigente e attivo che lo segue per scelta e non per abitudine, un pubblico che sa muoversi tra le varie piattaforme ma apprezza una proposta innovativa (?) e al tempo stesso riconoscibile". Rai2, la sera, al posto delle cene eleganti. Rai3 condotta con imparzialità da Bianca Berlinguer è per gente colta "Rai3 è un canale di Servizio Pubblico per conoscere la realtà del nostro Paese, approfondirne i temi, discutere le diverse opinioni (?), inquadrarle nel contesto internazionale. Un luogo di divulgazione culturale e scientifica, di intrattenimento colto". A pagina 59 si trova la "Sintesi economico-patrimoniale finanziaria". I ricavi provengono dal da canone, 1.747,8 milioni, e dalla pubblicità, 674,9 mil., più altre voci, 202,8 mil. In un anno i ricavi da canone sono aumentati di 39,4 mil. e la pubblicità ha perso 209 mil. Tutta colpa della pubblicità, quindi, la perdita? Vediamo. In un anno di recessione "Il personale in organico al 31 dicembre 2012 risulta composto da 10.476 unità, con un incremento di 280 unità rispetto al 31 dicembre 2011". In controtendenza rispetto al mercato che pullula di disoccupati. Nel personale sono presenti 579 dirigenti e assimilati, uno ogni 18 dipendenti. La RAI dispone di 1.373 giornalisti. Uno squadrone. Con queste risorse la RAI dovrebbe produrre di tutto e di più al suo interno, invece molti suoi professionisti sono sotto utilizzati o ridotti a passacarte. Con 10.476 persone puoi spaccare il mondo. Invece, invece... A pagina 92 è riportato il "Conto Economico e i Costi della Produzione". Un'azienda che incassa 2.683,991 milioni, con un organico di 10.476 dipendenti per un costo 922 mil., spende "per consumi di beni e servizi esterni" 1.612,6 milioni. Il 60% dei ricavi. E' una follia gestionale. A chi sono destinati questi soldi? E perchè non vengono utilizzate professionalità interne al posto di costosi e osceni format esterni? Nel bilancio mancano i nomi delle società che incassano 1.612,6 milioni di euro da una società pubblica. I cittadini hanno il diritto di conoscerli, la Tarantola, Gubitosi e il corredo del consiglio di amministrazione hanno il dovere di comunicarli. 


Chiudere due delle tre reti, subito, non servono, non ce lo possiamo permettere un servizio "pubblico" solo per i partiti le lobby e le correnti, i contribuenti che sudano e lavorano per pagare le tasse che servono in buona parte a questi sperperi, sono stanchi!





• La RAI ha 579 dirigenti, uno ogni 18 dipendenti, e 1.373 giornalisti.

• La RAI spende all’esterno 1,6 miliardi, il 60% dei suoi ricavi, per format e servizi che potrebbe sviluppare al suo interno valorizzando i suoi 10.476 dipendenti.
• La RAI ha perso nel 2012 245,7 milioni di euro a causa di una gestione che favorisce nomine politiche e appalti agli amici.


Il Movimento 5 Stelle chiede che:



• Sia reso noto l'elenco dei fornitori della RAI

• Siano valorizzate le competenze e le professionalità interne
• Venga immediatamente sciolto il consiglio di amministrazione 
responsabile della perdita costante di valore della RAI e fatti decadere la presidentessa Tarantola e l'amministratore delegato Gubitosi
• Sia avviato un dibattito parlamentare per eliminare ogni ingerenza politica
• Sia predisposto un piano di rilancio in ottica multimediale e con respiro internazionale

Stipendi d'oro alla RAI

Rai: più dipendenti di Mediaset, Sky e TI Media insieme. Il canone da solo può bastare?
Dal Report di Mediobanca: per la Rai crollo dei ricavi nell’ultimo quinquennio. Aumentano solo dipendenti e canone.
Rai MEDIA - Desolante il quadro della Rai che viene fuori dall’analisi dell’Ufficio Studi di Mediobanca. Una Tv pubblica, quella italiana, appesantita dal numero dei dipendenti e che negli ultimi cinque anni ha visto crollare rovinosamente i propri ricavi, poggiati quasi esclusivamente sul canone televisivo.

Può bastare? Sicuramente no.
Dall’ultima semestrale, approvata a settembre, si rilevano perdite per 129 milioni di euro che, per fine anno, dovrebbero arrivare a 200 milioni (Leggi Articolo Key4biz). Sui conti, ha detto l’azienda, pesano la crisi della pubblicità e gli elevati costi dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi. Senza considerare il costo del lavoro che, nell’ultima semestrale, manifesta un incremento di 2,5 milioni di euro nonostante gli effetti delle politiche di incentivazione agli esodi agevolati attuate negli esercizi precedenti e il sostanziale blocco delle politiche retributive. Al 30 giugno, la forza lavoro del Gruppo è di 11.569 dipendenti a cui si aggiungono 1.660 risorse  a tempo determinato, per un totale di oltre 13 mila dipendenti.

La Rai ha, quindi, il primato per numero di dipendenti, ma non per risultati, con un fatturato in deciso calo su tutto l’ultimo quinquennio.
Secondo i dati di Mediobanca, aggiornati a fine 2011, in forza alla Rai, alla fine del 2011, c’erano 11.378 lavoratori, più dei 10.830 totalizzati da Mediaset (6.126), Sky Italia (3.995) e Ti Media (709) messe insieme.
Numeri che, come abbiamo visto dall’ultima semestrale, sono lievitati.

Nel 2011, sottolinea ancora Mediobanca, il costo del lavoro ha rappresentato il 35,6% del fatturato contro il 13,4% di Mediaset, il 7,3% di Sky e il 25,7% di Ti Media. Nonostante 1.689 milioni di euro di canone, i ricavi della Rai nel 2011 si sono fermati a 2,89 miliardi di euro, ben lontani dai 4,2 miliardi di Mediaset e poco sopra i 2,8 miliardi di Sky Italia.

Nel quinquennio 2007-2011 tra le fonti di ricavo della Rai l’unica ad aumentare è il canone, con introiti saliti del 7,8%, mentre la pubblicità è scesa del -21,9% (da 1,23 miliardi a 965 milioni) e gli altri ricavi del 30,9% (da 350 a 242 milioni). I ricavi della televisione pubblica sono così scesi dell’8,1%, contro un aumento del 4,3% di quelli di Mediaset e del 15% di Sky Italia.
Per la sola La7 i ricavi sono aumentati del 44,8% (-9,2% per tutto il gruppo Ti Media). Il primo semestre 2012 della Rai, chiuso con una perdita di 129 milioni, ripropone la stessa situazione: i dipendenti sono saliti dell’1,7% a 11.569 unità mentre il fatturato è sceso del 7,1% a 1.433 milioni. Il quadro è comunque difficile per tutti: l’utile di Mediaset si è ridotto da 163 a 43 milioni e i ricavi sono scesi del 10,7%, mentre per La7 il contenimento del calo del fatturato (-1,4%), non ha impedito una perdita di 37 milioni.

Una situazione di crisi della quale s’è parlato anche nell’ultima audizione in Commissione di Vigilanza del presidente Rai, Anna Maria Tarantola, e del direttore generale Luigi Gubitosi.
In quell’occasione il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, è stato molto chiaro: “Prima di qualunque altro impegno, è necessario dare una svolta a una situazione economico-finanziaria che ha largamente e profondamente condizionato l’identità del servizio pubblico”.
Il presidente della Vigilanza ha anche precisato l’importanza di “una serie di interventi strutturali, e persino radicali, negli ambiti organizzativi e nelle pratiche operative del più grande laboratorio civile e culturale della Nazione”.

In questo senso, Gubitosi s'è impegnato davanti alla Vigilanza a ridurre i compensi delle cosiddette star della Rai: “Stanno scendendo e scenderanno. Stiamo lavorando su questo”.
Aggiungendo, in risposta ad alcuni commissari, “non c'è bisogno di far sapere quanto guadagnano i nostri", se così dev’essere, allora “deve esserlo per tutti, le regole non devono penalizzare solo la Rai, o tutti o nessuno. Comunque voi siete il Parlamento e se fate una legge, la applicheremo".

E anche se Gubitosi in Vigilanza ha dichiarato che la Rai sarà digitalizzata entro tre anni, come cambiare velocemente e adottare nuovi linguaggi per arrivare al pubblico se su 13 mila dipendenti, quelli con meno di 30 anni sono circa 50?
Come farà la Rai a riprendersi? Il canone può bastare?