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Art.10 Costituzione italiana

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

 Bella costituzione ce la invidiano molti paesi al mondo! Comunque tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Troppi articoli inapplicati ed altri applicati male.
70 anni prima i costituenti non potevano prevedere un'emigrazione così poderosa come sta avvenendo in questi ultimi 5 anni.




Bella domanda. Vorrei uno stato dove non ci fosse alcun "ANTI" perché la normalità è la legalità. Non vorrei commissioni antimafia. La mafia siciliana, o almeno palermitana è out. Non lo dico io lo dicono i procuratori e i giudici. E' out perché non ha più il controllo del territorio, si deduce questo dalle innumerevoli denunce per il pizzo ed estorsioni varie. Forse si è trasformata, dicono alcuni. Io credo che sia morta, definitivamente, le famiglie rimaste si azzuffano per spartirsi quei pochi spiccioli . I capi comunicano ai picciotti di andarsi a cercare un lavoro perché non ci sono soldi. I pentiti aumentano a vista d'occhio, anche perché hanno lo "stipendio". Differente è la situazione nelle provincie e anche in altre regioni (leggi ndrangheta).
Speriamo di potere fare a meno, almeno da questa parte della sicilia, di associazioni ANTI e vari presidenti . Prestare attenzione ai "professionisti" dell'antimafia. Sciascia ... docet.

La notte che cambiò Palermo, addio mafia.

Era 29 giugno 2004 . Una notte di inizio estate . Un vento leggero a sud attraverso la città . Tre giovani uomini in camicia e jeans con cautela vagavano per le vie del centro storico nel vivere bene : quella con le finestre piene di brillantini , paillettes e lustrini . Dalle tasche tirato fuori alcuni adesivi di lutto e in pochi minuti lungo le strade tra Politema e Massimo con quella frase non potrà mai dimenticare . " Un paese intero ha pagato il pizzo è un popolo senza dignità". Uno schiaffo falso perbenismo e le menti di ciudadanos.Así iniziato una straordinaria avventura . Così è nato AddioPizzo , il Comitato nazionale contro l'estorsione . L'idea di questi tre ragazzi , la città o almeno una parte di esso, ha cambiato volto in quasi quattro anni ed i membri sono almeno diecimila. L'idea del depliant - Hugh ha detto Fiorello , uno dei fondatori - è nata su una bella serata in cui il vino era abbondante . Non sono stato io , Victor e Francisco . terminare i loro studi , i suoi amici volevano tentare la fortuna in affari con l'apertura di un piccolo pub . E 'proprio quando hanno iniziato a riflettere sui costi che uno di loro dice : "Y" se vogliamo pizza? " ". Detto che ogni uno di noi - Victor greco - ha ricevuto una formazione con una piuttosto forte sentimento contro i problemi connessi con la mafia . "Così, dati alla mano , i tre amici hanno trovato che almeno il 80% dei commercianti di pagare il pizzo . Opuscoli Provocatorio L'idea di lutto è stata una conseguenza naturale . Per stampare su una stampante non era a conoscenza di cosa sarebbe successo . il 30 giugno , la città si sta svegliando tra lo stupore della gente . Marino Giosuè Prefetto Comitato per la sicurezza ha incontrato le autorità di polizia più alti. Tra i casi è stato il gesto disperato di un mercante , ma anche il pensiero della mafia . Cyril l'allora questore Francesco anche fatto una richiesta alla magistratura di perseguire per " l'acquisizione di allarme sociale . " Alcuni cittadini anche offesi da quella frase . quella mattina è stato anche colpito . dei tre autori " non ci aspettavamo che succedesse tutto quel rumore - Francesco Calabrese ricorda. In una lettera che spiega perché nei giornali . "Primo passo , anche se ancora camuffata , risale al 29 agosto. L'anniversario della morte di Libero Grassi è stato l'anno molto frenetico . Un banner per ogni cavalcavia città e altro di fronte al monumento del delitto . Lì, in quel giorno , tra cui alcuni giornalisti ha visto i volti di alcuni giovani così si avvicinarono coinvolgimento con loro e scambiare qualche parola . Dopo un po ' l'addio pizzo ragazzi in questo momento aveva una manciata di membri sarebbe all'aperto con nomi e cognomi . arresto di Provenzano e lo Piccolo per la nascita della prima associazione per la lotta contro il racket , AddioPizzo è sempre presente . Diverse iniziative per i cittadini oggi sono fondamentalmente tre. Principalmente la diffusione del consumo critico con diecimila cittadini iscritti , poi c'è il settore scolastico con progetti che coinvolgono attivamente gli studenti . la terza è il momento di diffondere il pensiero critico attraverso i problemi . mafia e legalità Ad esempio, i giovani le responsabilità politiche scavare Addiopizzo autorità pubbliche : hanno chiesto entrambi Cuffaro a parte che Crisafulli " Siamo un comitatao imparziale . . Per essere credibile, hai ragione che i poteri ci stanno rappresentando "

- I giovani possono cambiare il mondo

Salvatore Cuffaro, detto Totò (Raffadali, 21 febbraio 1958), è un politico italiano, presidente della Regione siciliana dal 17 luglio 2001 al 18 gennaio 2008.È stato condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio. Da gennaio 2011 sta scontando la pena nel carcere romano di Rebibbia.

Violante contro i magistrati che vogliono influenzare la politica

Non mi sembra ripetitivo ripostare questo intervento:

LO "STRAPPO" TRA PDS E GIUDICI  3-2-1998
Violante contro i magistrati che vogliono influenzare la politica 
ROMA - Con tutto il garbo istituzionale di cui e' capace, anche il presidente della Camera Luciano Violante - 
come con parole molto piu' dirette aveva fatto il responsabile giustizia del Pds Pietro Folena - avverte le toghe italiane che e' arrivato il momento di tornare nei ranghi, 
accentuando cosi' lo "strappo" tra i giudici e il partito loro tradizionalmente alleato: 
"La magistratura non pensi di essere una controparte politica dei poteri politicamente responsabili: 
se pensasse questo farebbe un gravissimo errore". 
I magistrati quindi - ammonisce Violante - "non devono giocare le proprie carte sul consenso, ma soltanto sulle responsabilita' professionali. 
La magistratura fa delle proposte, la politica deve guardarle con attenzione e poi puo' accettarle o respingerle". 
E comunque, secondo il presidente della Camera, "il fatto che la magistratura abbia un peso sulle decisioni politiche e' un errore". 
Dopo l'ammonimento, la pacca sulla spalla: il problema del "peso" e' presente in tutti i Paesi. "E se questo avviene, non e' per colpa della magistratura, ma per gli effetti della politica". Per questo, dice ancora Violante, e' necessario arrivare ad una "ricollocazione costituzionale" e non ad un"ridimensionamento" della magistratura. 
Perche' si tratta di "un potere dello Stato, che merita rispetto: le uscite di campo non sono determinate da sue responsabilita', ma dal vuoto che c'era attorno. Nessuno intende attaccare la magistratura in quanto tale, perche' sull'indipendenza dei magistrati non si discute". Un'indipendenza che secondo Violante nessun politico ha mai cercato di ridurre: "Il testo della Bicamerale non tocca l'indipendenza dei magistrati. Il problema e' di dare alla magistratura i mezzi, le funzioni, tutto quello che e' necessario per essere autonoma, indipendente ed efficiente".
Link all'articolo

Il punto di vista di Violante dell'epoca 3/2/1998 è ancora o quasi quello di oggi.
Valutare quanto sia il peso eccessivo della Magistratura non è facile. E' sotto gli occhi di tutti, però, la smania di protagonismo e il poco peso che viene dato alla fuga di notizie e ai processi fatti in TV e sulla stampa.
Viene da pensare che se la Magistratura funzionasse per davvero non ci sarebbe alcun bisogno di esternazioni, conferenze stampa o dichiarazioni più o meno fra le righe. Ci sarebbero i processi e le sentenze, e non ci sarebbero o non ci dovrebbero essere Magistrati che mentre sono alle dipendenze dello stato vogliono fare carriera politica e magari non eletti pretendono di rientrare in Magistratura.
I due poteri devono restare separati, non sono sovrapponibili.
Piaccia o non piaccia che fa il Magistrato non deve fare politica o conferenze stampa di questo tipo e chi fa politica non può fare il Magistrato.

Limiti della democrazia in una società globalizzata

Dal fallimento della democrazia…


Allegro! Sì, caro. Ma io non posso andare in una taverna come te, a cercar l’allegria, che tu mi consigli, in fondo a un bicchiere. Non ce la saprei trovare io lì, purtroppo! Né so trovarla altrove! Io vado al caffè, mio caro, tra gente per bene, che fuma e ciarla di politica. Allegri tutti, anzi felici, noi potremmo essere a un sol patto, secondo un avvocatino imperialista che frequenta il mio caffè: a patto d’esser governati da un buon re assoluto. Tu non le sai, povero ubriaco filosofo, queste cose; non ti passano neppure per la mente. Ma la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d’uno solo, quest’uno sa d’esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà. Ma sicuramente! Oh perché credi che soffra io? Io soffro appunto per questa tirannia mascherata da libertà…

Ebbene Pirandello aveva già capito i limiti di questa che consideriamo la forma più alta di governo mai raggiunta dall'uomo. Non è proprio perché vogliamo imporla (ops, esportarla) anche agli altri che facciamo le nostre guerre in suo nome? Proprio come tempo fa la Chiesa bandiva crociate inquisizioni (ecc. ecc.) per “evangelizzare” la terra…
E pensare che Pirandello la democrazia non l’aveva neanche vissuta (i suoi erano tempi di monarchia)!

RAI il bilancio di un'ente che spreca i danari dei contribuenti

Il bilancio della RAI è di 283 pagine. Meritano un'attenta lettura. C'è scritto tutto e, allo stesso tempo, non c'è scritto nulla. Qualcosa però trapela. In primis una reputazione a prova di bomba dell'ente radiotelevisivo. Nella "Relazione sulla gestione" a pagina 6 è riportato che "L'indice sintetico di Corporate Reputation" si attesta su un valore pari a 6,7 punti su una scala di valutazione 1-10, un valore positivo e leggermente superiore alla media delle rilevazioni precedenti" (ndr: l'Italia è 70esima per la libertà di informazione). Si legge in seguito che "I ricavi ammontano a 2.625 milioni di euro riflettendo una riduzione di 199,3 milioni di euro interamente attribuibile a una caduta dei ricavi pubblicitari". L'analisi prosegue a pagina 8 "La RAI registra dunque nel 2012 una perdita di 245,7 milioni di euro. Per i predetti fenomeni, il risultato 2012 risulta in netto peggioramento rispetto al consuntivo dell'esercizio precedente che chiudeva con un utile di 39,3 milioni". Un bilancio soave come un sonetto del Petrarca. Ascoltate il suono delle parole "riflettendo una riduzione", "predetti fenomeni", è come dire che la RAI ha un buco mostruoso, ma lieve come una farfalla, dolce come il miele. Il lettore che si appassiona al bilancio (questo tipo di lettore esiste, i bilanci talvolta sono meglio dei romanzi di avventura) cercherà nel mattone che si trova davanti delle indicazioni sul futuro della RAI. Nell'indice rintraccerà "Area editoriale web" e avrà un moto di rassicurazione. Non tutto quindi è perduto. Al web è però dedicata una sola pagina, la 47. Lungimiranti. La descrizione delle prime tre reti RAI mette di buon umore. "Rai1 affronta una sfida difficile: consolidare la propria autorevolezza (?) come editore di Servizio Pubblico e intanto sperimentare nuovi prodotti e linguaggi". Ammirevole la sfida per l'autorevolezza. "Rai2 si presenta come il più digitale dei canali RAI. Un canale rivolto a un pubblico esigente e attivo che lo segue per scelta e non per abitudine, un pubblico che sa muoversi tra le varie piattaforme ma apprezza una proposta innovativa (?) e al tempo stesso riconoscibile". Rai2, la sera, al posto delle cene eleganti. Rai3 condotta con imparzialità da Bianca Berlinguer è per gente colta "Rai3 è un canale di Servizio Pubblico per conoscere la realtà del nostro Paese, approfondirne i temi, discutere le diverse opinioni (?), inquadrarle nel contesto internazionale. Un luogo di divulgazione culturale e scientifica, di intrattenimento colto". A pagina 59 si trova la "Sintesi economico-patrimoniale finanziaria". I ricavi provengono dal da canone, 1.747,8 milioni, e dalla pubblicità, 674,9 mil., più altre voci, 202,8 mil. In un anno i ricavi da canone sono aumentati di 39,4 mil. e la pubblicità ha perso 209 mil. Tutta colpa della pubblicità, quindi, la perdita? Vediamo. In un anno di recessione "Il personale in organico al 31 dicembre 2012 risulta composto da 10.476 unità, con un incremento di 280 unità rispetto al 31 dicembre 2011". In controtendenza rispetto al mercato che pullula di disoccupati. Nel personale sono presenti 579 dirigenti e assimilati, uno ogni 18 dipendenti. La RAI dispone di 1.373 giornalisti. Uno squadrone. Con queste risorse la RAI dovrebbe produrre di tutto e di più al suo interno, invece molti suoi professionisti sono sotto utilizzati o ridotti a passacarte. Con 10.476 persone puoi spaccare il mondo. Invece, invece... A pagina 92 è riportato il "Conto Economico e i Costi della Produzione". Un'azienda che incassa 2.683,991 milioni, con un organico di 10.476 dipendenti per un costo 922 mil., spende "per consumi di beni e servizi esterni" 1.612,6 milioni. Il 60% dei ricavi. E' una follia gestionale. A chi sono destinati questi soldi? E perchè non vengono utilizzate professionalità interne al posto di costosi e osceni format esterni? Nel bilancio mancano i nomi delle società che incassano 1.612,6 milioni di euro da una società pubblica. I cittadini hanno il diritto di conoscerli, la Tarantola, Gubitosi e il corredo del consiglio di amministrazione hanno il dovere di comunicarli. 


Chiudere due delle tre reti, subito, non servono, non ce lo possiamo permettere un servizio "pubblico" solo per i partiti le lobby e le correnti, i contribuenti che sudano e lavorano per pagare le tasse che servono in buona parte a questi sperperi, sono stanchi!





• La RAI ha 579 dirigenti, uno ogni 18 dipendenti, e 1.373 giornalisti.

• La RAI spende all’esterno 1,6 miliardi, il 60% dei suoi ricavi, per format e servizi che potrebbe sviluppare al suo interno valorizzando i suoi 10.476 dipendenti.
• La RAI ha perso nel 2012 245,7 milioni di euro a causa di una gestione che favorisce nomine politiche e appalti agli amici.


Il Movimento 5 Stelle chiede che:



• Sia reso noto l'elenco dei fornitori della RAI

• Siano valorizzate le competenze e le professionalità interne
• Venga immediatamente sciolto il consiglio di amministrazione 
responsabile della perdita costante di valore della RAI e fatti decadere la presidentessa Tarantola e l'amministratore delegato Gubitosi
• Sia avviato un dibattito parlamentare per eliminare ogni ingerenza politica
• Sia predisposto un piano di rilancio in ottica multimediale e con respiro internazionale

Stipendi d'oro alla RAI

Rai: più dipendenti di Mediaset, Sky e TI Media insieme. Il canone da solo può bastare?
Dal Report di Mediobanca: per la Rai crollo dei ricavi nell’ultimo quinquennio. Aumentano solo dipendenti e canone.
Rai MEDIA - Desolante il quadro della Rai che viene fuori dall’analisi dell’Ufficio Studi di Mediobanca. Una Tv pubblica, quella italiana, appesantita dal numero dei dipendenti e che negli ultimi cinque anni ha visto crollare rovinosamente i propri ricavi, poggiati quasi esclusivamente sul canone televisivo.

Può bastare? Sicuramente no.
Dall’ultima semestrale, approvata a settembre, si rilevano perdite per 129 milioni di euro che, per fine anno, dovrebbero arrivare a 200 milioni (Leggi Articolo Key4biz). Sui conti, ha detto l’azienda, pesano la crisi della pubblicità e gli elevati costi dei diritti di trasmissione degli eventi sportivi. Senza considerare il costo del lavoro che, nell’ultima semestrale, manifesta un incremento di 2,5 milioni di euro nonostante gli effetti delle politiche di incentivazione agli esodi agevolati attuate negli esercizi precedenti e il sostanziale blocco delle politiche retributive. Al 30 giugno, la forza lavoro del Gruppo è di 11.569 dipendenti a cui si aggiungono 1.660 risorse  a tempo determinato, per un totale di oltre 13 mila dipendenti.

La Rai ha, quindi, il primato per numero di dipendenti, ma non per risultati, con un fatturato in deciso calo su tutto l’ultimo quinquennio.
Secondo i dati di Mediobanca, aggiornati a fine 2011, in forza alla Rai, alla fine del 2011, c’erano 11.378 lavoratori, più dei 10.830 totalizzati da Mediaset (6.126), Sky Italia (3.995) e Ti Media (709) messe insieme.
Numeri che, come abbiamo visto dall’ultima semestrale, sono lievitati.

Nel 2011, sottolinea ancora Mediobanca, il costo del lavoro ha rappresentato il 35,6% del fatturato contro il 13,4% di Mediaset, il 7,3% di Sky e il 25,7% di Ti Media. Nonostante 1.689 milioni di euro di canone, i ricavi della Rai nel 2011 si sono fermati a 2,89 miliardi di euro, ben lontani dai 4,2 miliardi di Mediaset e poco sopra i 2,8 miliardi di Sky Italia.

Nel quinquennio 2007-2011 tra le fonti di ricavo della Rai l’unica ad aumentare è il canone, con introiti saliti del 7,8%, mentre la pubblicità è scesa del -21,9% (da 1,23 miliardi a 965 milioni) e gli altri ricavi del 30,9% (da 350 a 242 milioni). I ricavi della televisione pubblica sono così scesi dell’8,1%, contro un aumento del 4,3% di quelli di Mediaset e del 15% di Sky Italia.
Per la sola La7 i ricavi sono aumentati del 44,8% (-9,2% per tutto il gruppo Ti Media). Il primo semestre 2012 della Rai, chiuso con una perdita di 129 milioni, ripropone la stessa situazione: i dipendenti sono saliti dell’1,7% a 11.569 unità mentre il fatturato è sceso del 7,1% a 1.433 milioni. Il quadro è comunque difficile per tutti: l’utile di Mediaset si è ridotto da 163 a 43 milioni e i ricavi sono scesi del 10,7%, mentre per La7 il contenimento del calo del fatturato (-1,4%), non ha impedito una perdita di 37 milioni.

Una situazione di crisi della quale s’è parlato anche nell’ultima audizione in Commissione di Vigilanza del presidente Rai, Anna Maria Tarantola, e del direttore generale Luigi Gubitosi.
In quell’occasione il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, è stato molto chiaro: “Prima di qualunque altro impegno, è necessario dare una svolta a una situazione economico-finanziaria che ha largamente e profondamente condizionato l’identità del servizio pubblico”.
Il presidente della Vigilanza ha anche precisato l’importanza di “una serie di interventi strutturali, e persino radicali, negli ambiti organizzativi e nelle pratiche operative del più grande laboratorio civile e culturale della Nazione”.

In questo senso, Gubitosi s'è impegnato davanti alla Vigilanza a ridurre i compensi delle cosiddette star della Rai: “Stanno scendendo e scenderanno. Stiamo lavorando su questo”.
Aggiungendo, in risposta ad alcuni commissari, “non c'è bisogno di far sapere quanto guadagnano i nostri", se così dev’essere, allora “deve esserlo per tutti, le regole non devono penalizzare solo la Rai, o tutti o nessuno. Comunque voi siete il Parlamento e se fate una legge, la applicheremo".

E anche se Gubitosi in Vigilanza ha dichiarato che la Rai sarà digitalizzata entro tre anni, come cambiare velocemente e adottare nuovi linguaggi per arrivare al pubblico se su 13 mila dipendenti, quelli con meno di 30 anni sono circa 50?
Come farà la Rai a riprendersi? Il canone può bastare?




Niente penali per recesso da compagnie telefoniche.

Le penali sono state abolite dal 2007, ma vengono comunque addebitate ai clienti. Le cifre arrivano anche a 100 euro. 

Per facilitare la concorrenza nel settore della telefonia, dal 2007 le penali per la disattivazione delle linee sono state abolite. Aggirando quanto previsto dalla legge, tuttavia, gli operatori continuano a imporre i cosiddetti "contributi di disattivazione", ostacolando il recesso da parte dei consumatori. Recedere da un contratto telefonico o passare a un altro operatore, quindi, può costare da un minimo di 30 e può superare anche i 100 euro. 

Ecco la denuncia di Altroconsumo: 

Abbiamo inviato 6 ricorsi per pratiche commerciali scorrette all'Agcom contro le principali compagnie di telefonia fissa: Fastweb, Infostrada, Telecom, Teletù, Tiscali e Vodafone. All'Autorità abbiamo contestato la pratica messa in atto da questi operatori, del non informare correttamente gli utenti sull'entità di questi costi, che non sono in ogni caso congrui o giustificati. Un primo effetto della nostra denuncia si è visto nella decisione di Telecom di abbassare questo costo da 60,50 (per disdire telefono più Adsl) a 34,90 euro Iva inclusa. 

In compenso, questo addebito è ora previsto per tutti i clienti che disdicono, prima il costo era previsto solo per quelli che lasciavano dopo il primo anno. Resta comunque, come per gli altri operatori, una spesa che dovrebbe essere limitata ai soli costi effettivamente sostenuti e quindi molto più bassi. Se hai dovuto pagare anche tu queste "penali mascherate", compila il nostro form. Per partecipare attivamente e rafforzare la nostra azione, segnala il tuo caso all'Agcom utilizzando l'apposito modulo che trovi tra le risorse a destra. Compilalo e invialo via fax al numero 06/69644926. 

Come riconoscere queste spese? 

Ogni operatore telefonico ha utilizzato un nome diverso per indicare questi contributi richiesti ai consumatori. Per individuarli in fattura ti indichiamo il dettaglio per singolo operatore: 

Fastweb: importo per dismissione Infostrada: costo per attività di migrazione Telecom: costo disattivazione linea Teletù: contributo disattivazione Tiscali: contributo di disattivazione Vodafone: corrispettivo recesso anticipato/ disattivazioni anticipate.